Milano Scultura 2025

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ALESSANDRA LA MARCA
DANIELE NITTI SOTRES
MARIANGELA ZABATINO

A cura di Claudia Ponzi

Testo Critico a cura di Claudia Ponzi (Milano 11.02.25)

Le sculture di Alessandra La Marca, Daniele Nitti Sotres e Mariangela Zabatino ci conducono in un viaggio attraverso la memoria di un luogo sacro, un ricordo che sembra essersi dissolto, ma che, attraverso l’arte, continua a vivere. Ci raccontano storie di tempi lontani, di una civiltà ormai dimenticata. Un regno di cui solo i libri più antichi potrebbero sussurrare il racconto. Un luogo che sfugge a ogni certezza: forse è un organismo sopravvissuto nel tempo, forse è il nucleo della conoscenza o forse è una civiltà sacra, estinta dal progresso, ma che ancora vive nel silenzio della memoria.

La Marca ci svela organismi che sono sopravvissuti attraverso i secoli, custoditi dalla forza primordiale della natura. Sculture pittoriche, licheni, che hanno resistito alle infinite trasformazioni ed estinzioni del pianeta. Studi scientifici hanno dimostrato che questi esseri, straordinari nella loro resilienza, sono riusciti a vivere in luoghi remoti della Terra e persino nello spazio, grazie alla loro incredibile capacità di adattamento. Merlin Sheldrake nel libro “L’ordine nascosto” racconta molti dei passaggi vissuti da questi straordinari organismi. I primi fossili sono databili a quattrocento milioni di anni fa, ma è possibile che organismi simili fossero presenti anche da prima.

Nitti, come un alchimista, crea un dialogo tra i frammenti di pietra recuperati e la trasformazione alchemica dei metalli elaborando un’armonia di contrasti. I gioielli di roccia diventano pietra filosofale, un elisir di lunga vita, una panacea che conduce ad un’illuminazione interiore. Il raggiungimento della conoscenza è protetto da braccia metalliche patinate, che come “vestiti” sottolineano non solo la sacralità della natura, ma anche la sua straordinaria capacità di resistere e di rinnovarsi, con un’intensità che va oltre il tempo e lo spazio.

Le sculture di ceramica di Zabatino evocano la storia di una civiltà antica e primordiale, frammenti di un passato remoto. Osservando le sue opere con uno sguardo attento e riflessivo, si percepisce un richiamo alla “colmata persiana” – il giacimento di reperti archeologici dovuta alla raccolta e al successivo seppellimento nel 480 a.C. sull’Acropoli di Atene dei resti di statue votive, materiali sacri ed ex voto dopo le guerre persiane. Zabatino, come in un sogno, reimmagina i segni di quella lontana tradizione, prima che i vasi e le vestigia fossero distrutti. L’artista ci restituisce la memoria di un’epoca, rivelando il profondo e ineluttabile legame che unisce l’uomo alla morte attraverso il tempo.