Collaborazione con:
Still Fotografia
Gli Eroici Furori _ Dove il cuore batte
William Aparicio | DataBodies | 14.09 h18 fino al 27.10
William Aparicio si appropria dello scanner fotografico, risignificando dettagliatamente la realtà, una pratica definita da Joan Fontcuberta come postfotografia.
Le sue opere si distinguono per il profondo tentativo di scandagliare la tangibilità nelle sue sfumature più minuziose, una pratica legata a riflessioni sull’immagine digitale nel mondo contemporaneo. In Data Bodies William fonde due parti della sua identità: da un lato il fotografo e dall’altro l’artista che come un radiologo esamina il corpo umano, ma da un’altra prospettiva. La teatralità delle pose dei modelli genera micro-performance involontarie vicine all’assurdo e la parodia distopica della tecnologia si materializza in forma tangibile.
Il corpo si è trasformato in informazione, la nostra presenza fisica non è più necessaria, entriamo negli schermi e scopriamo che il tempo non esiste. Siamo stati trasformati in esseri digitali come se fosse una storia di fantascienza e il nostro dna nel 2023 sembra collegato a internet attraverso una particolare mutazione di 0 e 1. Ci affidiamo alla velocità e alla precisione dell’intelligenza artificiale che cerca di guidare il nostro futuro. La sicurezza asettica dell’ecosistema computazionale ci permette l’ubiquità del telelavoro. Da qualche anno, il sogno di un cane robot popola la mia mente.
Sullo schermo, il corpo scompare progressivamente, mentre ogni poro della pelle si trasforma in un pixel, in un estremo tentativo di connessione. La luce dello scanner digitalizza meticolosamente il corpo e il respiro si confonde con il suono generato dallo spostamento del sensore. La pelle è calda, il sudore regola la temperatura corporea. Il vetro del dispositivo è freddo. Il processo di scansione produce un numero estremamente preciso di milioni di pixel. La carne del corpo appoggiata sul vetro dello scanner pesa e nella digitalizzazione anche lo spazio prossemico scompare. Secondo i dermatologi una persona ha circa due milioni di pori nell’epidermide. Attraverso questo particolare processo fotografico lo sguardo mediante la macchina fotografica si eclissa e la pelle si riappropria dell’entità tattile. – William Aparicio
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